“QUELLI COME ME” TUTTO COMINCIÒ QUANDO LO VIDI PER

“QUELLI COME ME” TUTTO COMINCIÒ QUANDO LO VIDI PER






Tutto cominciò quando lo vidi per la prima volta al bar

Quelli come me”

Tutto cominciò quando lo vidi per la prima volta al bar. Frequentavo quel posto da anni, ma non mi era mai capitato di incrociarlo Stava appoggiato al bancone, in attesa che gli venisse portato qualcosa da bere, come se il barman sapesse già cosa. Indossava un trench beige, lungo e stropicciato. Vicino a lui una ragazza, di vent’anni o giù di lì, una di quelle bionde alte e magre, che farebbero girare la testa a chiunque. Si sussurravano qualcosa e poi ridevano: parevano divertirsi molto. Stavano bene insieme, la loro complicità mi faceva rabbia. Uscii dal bar senza aver ordinato nulla e cominciai a vagare per la città, fumando una sigaretta dietro l’altra. Pensavo a quei due, alle loro risate. Lei era veramente bellissima, sensuale ed elegante...

Cominciò a piovere. Alzai lo sguardo: sulla collina incominciavano a scendere le prime ombre della sera e sotto c'era tutta la città; le luci del traffico e dei lampioni brillavano, illuminando l’aria nuvolosa di quel tardo pomeriggio di novembre. Pioveva forte, ormai, così decisi di ripararmi al bar. Aprii la porta, la campanella che stava sopra tintinnò e, come succede ogni volta, la maggior parte delle persone si voltò per guardare chi stava entrando. Lei se n’era andata, ma lui era ancora lì e i nostri sguardi si incrociarono. Ancora oggi non saprei descrivere che cosa provai esattamente in quell’istante, che mi sembrò durare una vita. Lo osservai avidamente. Capelli neri, ricci e disordinati, gli coprivano la fronte fin quasi sugli occhi che, immobili, mi fissavano. Respirava tenendo la bocca socchiusa. Non riuscivo a staccargli gli occhi da dosso, le mie labbra tremavano. Dopo qualche secondo lui fece cadere il bicchiere per terra e, in quel momento, mi resi conto che tutti ci stavano fissando. Un bruciore mi esplose nella pancia e mi riarse anche le braccia e le gambe. Mi precipitai verso la porta e fuggii via. Come ogni volta, non ce l’avevo fatta. Gli sguardi degli altri avventori mi avevano fatto sentire un verme, sapevo cosa potevano pensare di me...

La notte non riuscii a dormire e passai qualche ora sul terrazzo: l'aria fresca mi restituiva il respiro. Nelle testa mi martellava la solita domanda, quella che mi ripetevo ormai da quattro anni: come facevano “quelli come me”, a sentirsi a loro agio sotto gli occhi di tante persone che ti scrutano come un fenomeno da baraccone. Avevo solo diciassette anni quando scoprii di amare una persona del mio stesso sesso. Ripensai al mio passato e a tutte quelle volte che avevo perso le occasioni per paura di sentirmi “diverso” o di venir chiamato “frocio”. Quattro anni di continui tormenti, il mio sentimento mi faceva paura perché avevo paura degli altri, del loro giudizio, del loro rifiuto. Avevo capito che lui era uno come me, però sembrava perfettamente a suo agio in quel bar, mentre tutti ci fissavano. Improvvisamente mi sentii gridare dentro una voglia di rivincita contro tutti coloro che non ti accettano per come sei, che credono che, noi omosessuali, siamo malati, senza pensare però che anche noi abbiamo diritto di dare e ricevere amore. Pensavo anche a tutte quelle persone che, come me, hanno paura di venire allo scoperto, perché sono vittime delle fobie sull’omofobia. Dentro di me, però, sentivo che qualcosa stava cambiando.

Il giorno seguente mi recai al bar, con un atteggiamento insolito: ero fiero di me stesso. Non accadeva da quando ero adolescente, da quando i miei genitori ancora mi parlavano, perché non si vergognavano di me. Sapevo che lì avrei incontrato Mattia, ma non fu così. Ordinai qualcosa, cercando di non dare troppo nell’occhio, ma gli sguardi appiccicosi degli altri mi facevano male. Mi sentivo di nuovo solo e schiacciato dalle mie paure. Poi lui arrivò...

Io e Mattia conviviamo ormai da cinque anni, lui non ha avuto alcuna difficoltà a dichiararsi e mi ha insegnato a gridare al mondo quanto è magico e intenso il nostro amore. La nostra casa è sempre piena di amici, etero per lo più, molti di loro sono coppie felicemente sposate con degli splendidi bambini. Insieme a loro ho finalmente imparato a vivere l’amore che non osava pronunciare il suo nome.
















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