COCKTAIL LA DOMANDA CHE ORAMAI DI FREQUENTE MI

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La domanda che oramai di frequente mi viene posta dietro il banco bar è: cosa vuol dire cocktail?

La risposta più sincera che mi sento di dare è: Non lo so!

In effetti non è un gran bel modo di rispondere, e per giunta il manuale delle astuzie del buon barman, dice che si dovrebbe avere una risposta sempre pronta, a qualsiasi domanda viene fatta dalla clientela;e forse è proprio per questo motivo che oggi la parola cocktail ha una miriade di definizioni, dalle più fantasiose a quelle realmente più credibili.Traducendo letteralmente dall’inglese, cocktail significa, coda di gallo, la definizione quindi parla di una bevanda dai riflessi variopinti come le code vanitose di certi galletti. Questa è una delle definizioni più credibili e accreditate e la prenderemo per buona anche noi di Coquinaria!

E del suo inventore? Purtroppo di costui non sappiamo nulla, o quasi. I bene informati dicono che addirittura Ippocrate, abbia dato vita a questa bevanda, in quanto sembra che aromatizzasse il vino con l’assenzio, ma questa pratica era molto diffusa tra gli antichi che aromatizzavano vino poco buono, con bacche, miele, erbe aromatiche di ogni genere, per renderlo più gradevole.

Altri dicono che Caterina dé Medici, abbia portato oltralpe, l’idea di miscelare bevande per ottenerne di nuove;( e questo potrebbe essere anche credibile, vista la quantità di ricette portate ai francesi dalla generosa nobildonna!)


Ma alla fine del salmo, cosa è un cocktail?

La fredda definizione scolastica dice:”Cocktail è una bevanda corta ,esclusivamente alcolica per la cui composizione si usano ingredienti contenenti etanolo,anche in unione ad altri che alcolici non sono, come ad esempio succhi di frutta,sciroppi, panna fresca e uova.” (da IL BARMAN, testo ufficiale dell’ A.I.B.E.S.).

Ma vi auguro di non trovare mai dietro ad un banco bar un barman così noioso e poco loquace!

Il cocktail a mio modo di vedere è una piccola opera d’arte, un insieme di ingredienti e sentimento, che sono tenuti all’unisono da una possente dose di passione e che portato al palato sia capace di stuzzicare le più voluttuose fantasie del gusto.

Deve esserci sintonia fra un drink e il suo consumatore. Il barman in tutto questo ha il dovere di fare da tramite lavorando con passione, precisione e sicurezza!


Ma i cocktail alla fine sono tutti uguali?

No i cocktail hanno una loro classificazione, per quantità,

per grado alcolico, per definizione.



In questa tabella classificheremo i cocktail per dosaggio e lunghezza.



short

Medium

Long

Drinks molto alcolici, in quantità massima da 6 a 9 cl

Drink di grado alcolico medio-alto, in quantità massima da 9 a 13 cl

Drink poco alcolici, in quantità superiore ai 13 cl
















Nella prossima tabella classificheremo i cocktail secondo la

loro definizione. Vediamo come.

Pre dinner

After dinner

Any

time

Categoria degli aperitivi, drinks generalmente di classe short e medium con grado alcolico variabile, in funzione dell’ora in cui vengono serviti*.

Drinks adatti alle ore serali. In questa categoria troviamo generalmente drinks di classe medium e long con grado alcolico elevato che hanno funzioni digestive

Drinks adatti a qualsiasi orario, di classe generalmente long, con basso grado alcolico e presenza di succhi di frutta e sciroppi.Questi drinks hanno funzioni dissetanti


*I pre dinner vengono serviti sia all’ora di pranzo sia, naturalmente, prima di cena. Avremo quindi l’accortezza di preparare drinks con grado alcolico inferiore, per quanto riguarda aperitivi all’ora di pranzo, mentre l’aperitivo serale, potrà essere di grado alcolico superiore.Il perché lo lascio indovinare a voi!


Questa infarinatura ci serve per imparare cosa è un cocktail, che dosi deve avere e quale grado alcolico è più adatto in funzione dell’ora in cui lo offriremo ai nostri ospiti.

Una volta assimilate queste piccole nozioni il nostro lavoro sarà sicuramente facilitato.


Alessandro Bonci (Americano)


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